Intorno ad una tavola ci si incontra, si ride, si chiacchiera e… si condivide! Oggi andiamo in Valle D’Aosta, per raccontare due meravigliose (e saporitissime)
tradizioni di condivisione: quella della grolla dell’amicizia e quella della coppa dell’amicizia. Terra di castelli, di vallate incontaminate e di paesaggi ricchi e affascinanti, la Valle d’Aosta è la più piccola regione d’Italia. Una terra di confine e una terra di montagna, ricchissima di tradizioni e di sapori quasi senza tempo. È qui che nasce la grolla dell’amicizia, un oggetto che racchiude in sé un rituale che sa di passato e di antiche forme di convivialità.
Storia di artigianato e di allegria Se nel mese di gennaio vi trovate nel valdostano, fate un salto alla Fiera del Legno di Sant’Orso di Donnas. Qui si ritrovano falegnami e artisti: oltre 500 tra
professionisti e allievi delle scuole di intaglio e scultura della Valle d’Aosta. E qui potrete vedere grolle uniche, realizzate al tornio e decorate a mano secondo l’estro dell’artigiano. Si, ok… ma se non sono valdostano e non sono mai stato in Valle d’Aosta non so cos’è questa grolla! Domanda legittima. E cosa c’entra con l’amicizia? Va bene, procediamo per gradi.
La grolla è una coppa in legno dalle dimensioni generose, con gambo corto e chiusa da un coperchio. Essa è utilizzata tradizionalmente per
bevute conviviali,
à la ronde, ovvero a turno, con il passaggio del boccale di mano in mano augurandosi l’un l’altro buona salute. È spesso anche un souvenir, o usata come trofeo e come oggetto da collezionismo. È molto simile alla Coppa dell’amicizia (in Val d’Aosta chiamata anche alla francese:
Coupe de l’amitié), più bassa e larga. Entrambe sono in legno, e cambiano nella forma. Oggi, spesso, e soprattutto fuori dalla Valle d’Aosta, il termine grolla dell’amicizia è spesso usato per la coppa, e i due termini sono spesso considerati come sinonimi. Vengono utilizzate entrambe indistintamente e prevalentemente per bere il caffè alla valdostana. La coppa dell’amicizia è dotata di beccucci il cui numero cresce a seconda delle dimensioni dell’oggetto: ne esistono di piccole dimensioni, con quattro
beccucci, e salendo quelle con otto, dieci, dodici beccucci e a volte anche oltre.
Uso Come si usano? Facilissimo: bevendo insieme à la ronde, d’inverno, per scaldarsi e stare insieme! Nel caso della coppa, ognuno dei partecipanti beve da uno dei beccucci; poi la passa al vicino in senso orario… o antiorario. Pare che la questione sia fortemente dibattuta da valle a valle, poiché c’è chi sostiene che un verso porti bene e viceversa. Numerose sono le tavole rotonde organizzate per discutere la questione, sempre ricche di… grolle o coppe dell’amicizia! Quello su cui tutti sono d’accordo è che non si deve mai poggiare la coppa sul tavolo tra un passaggio e l’altro, perché
porta male!
Bere insieme è un rito di grande fascino e di forte valore simbolico: condividere una bevanda calda assieme agli amici, sprigiona tutto il calore della convivialità. E poi riscalda: necessario in ambiente alpino e nei freddi invernali. Per stupire i vostri amici e scaldare gli animi e i corpi in una fredda serata d’inverno, preparate un bel caffè alla valdostana, un caffè lungo miscelato con grappa e genepì (o
génépy, ottenuto dalla macerazione in alcool di artemisie alpine), zuccherato e spezie. Oppure preparatevi del buon vin brulé. Entrambi possono essere serviti nella grolla (o coppa). Il procedimento è semplice e il risultato è assicurato: amicizia, calore e convivialità! Il contenitore di legno, inoltre, arricchisce la bevanda del profumo e dell’aroma del legno con cui è stata realizzata.
ConservazioneNon diteci che leggendo questo articolo vi è venuto in mente quel souvenir comprato in una di quelle
boutiques de L’Artisanà durante il vostro ultimo viaggio in Valle D’Aosta? Che si tratti proprio di una grolla o di una coppa dell’amicizia? Se è così, o se avete semplicemente intenzione di comprarla, vi spieghiamo come conservarla!
Se la grolla è nuova e non è stata mai utilizzata bisogna prima “prepararla”:
va lavata solo con grappa o con il fondo di caffè lasciato macerare per un giorno. Mai utilizzare l’acqua! Per conservarla deve essere ripulita con un panno umido e caldo e tenuta lontano da fonti di calore che potrebbero rovinare il legno.
Le originiSappiamo che la coppa dell’amicizia deriva dalla grolla, ma intorno alle origini di quest’ultima esistono diverse ipotesi. Alcuni ritengono che il termine (ancora in uso nelle regioni situate intorno ai valichi alpini del Piccolo e Gran San Bernando), così come il calice e la sua usanza, siano stati importati dalla Borgogna; altri, invece, sostengono che la sua nascita sia legata alla leggenda del
Sacro Graal, la coppa nella quale Gesù bevve durante l’ultima cena e che Giuseppe D’Arimatea usò per raccogliere le gocce di sangue del Cristo crocifisso. L’utilizzo della grolla è comunque documentato sin dall’Alto Medioevo anche se l’usanza di bere da uno stesso calice ha radici ben più lontane! Nel tempo la grolla ha mantenuto il suo carattere simbolico: la consuetudine era, originariamente, quella di passare la grolla tra i conviviali scambiandosi frasi di
buon augurio e propiziatorie, invocando la protezione divina. Successivamente tale rituale venne mantenuto in famiglia (come buon augurio) per le grandi occasioni, tanto che la grolla divenne un prezioso cimelio di famiglia da custodire accuratamente e da tramandare di padre in figlio. Solo in tempi più recenti è divenuto vero e proprio simbolo d’amicizia: bere dallo stesso calice, secondo i valdostani, rafforzerebbe i legami tra le persone. Comunque sia, il rito di passarsi la grolla e l’abbondante quantità di alcool presente al suo interno, sono sicuramente fattori che favoriscono l’amicizia!
Oggi la grolla e la coppa dell’amicizia sono diventate anche veri e propri oggetti di
design e, allo stesso tempo, fanno parte del patrimonio artistico e culturale della regione. Rimangono inalterate alcune caratteristiche originali: rigorosamente in legno, normalmente noce o acero (anche se in passato erano molte anche quelle realizzate con il legno del pero o del melo), nascono sul tornio, poi le abili mani dell’artigiano le elaborano e vi aggiungono decorazioni. Terminato il lavoro di intaglio, vengono immerse nel vino bollente, operazione che le conferisce una patina rossastra che le valorizza e impreziosisce, preparandole all’uso.
CuriositàIn Valle d'Aosta esiste una variante del
gioco dell’oca che prende il nome di
gioco della grolla: la grolla, simbolo per antonomasia della tradizione valdostana, sostituisce l’oca conducendoci alla scoperta della Valle d’Aosta, delle sue caratteristiche geografiche, delle tradizioni folcloristiche, degli sport tradizionali e dell’artigianato tipico. Sulla plancia di gioco, delimitato dai profili dei massicci montuosi del Bianco e del Rosa, è riprodotta la pista di gioco, sulla quale, in 74 mosse (tanti quanti sono i comuni valdostani) da Pont-Saint-Martin si raggiunge il Traforo del Monte Bianco, con opportune deviazioni in tutte le vallate laterali. Chi può giocare? Tutti! E magari sorseggiando un bel caffè alla valdostana servito proprio nella grolla dell’amicizia, in nome di quest’ultima, riuscirete anche a perdere senza arrabbiarvi troppo!