Uno dei re del fine pasto: quel liquore che, dopo un’abbuffata domenicale con i parenti, ci risolleva, ci rimette in piedi. Bastano poche sorsate per digerire perfino quella pesantissima lasagna di cui ci siamo pentiti di aver fatto il bis – o forse era un tris –. Ed è proprio mentre si ammirano i suoi riflessi dorati prima di mandarlo giù tutto d’un fiato che ogni tanto ci chiediamo: “Ma il limoncello viene forse dall’Eden? È l’
ambrosia di cui parlano i testi antichi?”. Così, oggi sono qua per raccontarvi la sua storia e ogni suo segreto!
A mezza strada tra storia e leggendaNon c’è alcun dubbio che il limoncello debba la sua paternità alla Campania; tuttavia, ancora oggi questa viene contesa tra Amalfi, Capri e Sorrento. Addirittura, c’è chi ha inventato una leggenda intorno a questa bevanda, secondo cui fu
Zeus, re dell’Olimpo, a tramandare a un uomo mortale la ricetta. Si racconta anche, e ciò è sicuramente più credibile, che i contadini e i pescatori del Meridione sorseggiassero questo liquore nella stagione invernale per combattere il freddo, che pungente ostacolava il lavoro nei campi e in mare aperto. Del resto, la sua nascita non può essere precedente all’arrivo in Italia della distillazione dell’alcool, durante il tardo medioevo. In ogni caso, la prima fonte ufficiale che attesta una preparazione artigianale di questo liquore risale agli inizi del Novecento, quando Vincenza Canale offriva questa bevanda agli ospiti del suo Hotel presso l’isola di Capri. Eppure, non sembra sia stata davvero lei la prima creatrice del liquore, in quanto possiamo trovare numerose ricette casalinghe antecedenti a quella della signora Vincenza. Insomma, le origini del limoncello sono ottenebrate da una coltre di mistero, che forse non sapremo mai dissipare del tutto. Ma poco cambia: l’importante è che questo magico liquido oggi esista! Già nei primi del Novecento il limoncello veniva sorseggiato a fine pasto, oppure servito agli ospiti accolti nella propria casa per accompagnare le chiacchierate domenicali pomeridiane. Inoltre, ancora oggi, come allora, la ricetta tradizionale vuole che vengano usate le scorze dei limoni di Sorrento, capaci di dare quel “tocco in più”, quell’aroma caratteristico e unico, riproducibile solo nel Sud Italia. Tutto il resto è noia!
Non solo il limoncello della nonna!Negli ultimi anni, il limoncello è diventato molto popolare in tutta Italia e anche all’estero, soprattutto negli Stati Uniti. Oltre alle numerose preparazioni che ancora oggi vengono fatte in casa come una volta, esistono in commercio numerosissimi marchi diversi che propongono questo liquore, alcuni molto particolari, capaci di unire
tradizione e innovazione. Un esempio è il
Cascaron, prodotto dalla distilleria Caffo, che mette in infusione nell’alcol e nel rum dominicano le scorze dei limoni provenienti dalla Calabria e dei lime di Haiti, ottenendo un ottimo liquore con 28 gradi di gradazione alcolica. Oppure, molto interessante è il prodotto del bartender campano Salvatore Calabrese che, invece di far macerare le scorze dei limoni della costiera amalfitana nell’alcool, le mette in infusione nel cognac! Ma non finisce qui: al posto di addolcire il suo liquore con del semplice zucchero bianco raffinato, il noto barman ha deciso di utilizzare dello zucchero di barbabietola. Il risultato è eccellente!
Esemplare è inoltre il caso di un limoncello olandese che, sorprendentemente, nel 2019 è stato proclamato il migliore al mondo, aggiudicandosi l’
International Wine & Spirits Competition, il prestigioso concorso inglese che ogni anno premia le eccellenze nell’universo del
beverage. Il segreto della giovane coppia che produce questo liquore è quello di utilizzare non solo le scorze di limone (che tagliano a mano!), ma anche il succo; inoltre, essi non utilizzano agrumi italiani, benché sempre si tratti limoni di qualità, maturi al punto giusto. La loro è anche una scelta sostenibile, in quanto prediligono prodotti a chilometro conveniente, che pur non essendo della costiera amalfitana, sono comunque ottimi.
Diffidate dalle imitazioni!Il mondo del limoncello è sempre più vasto e vanta un numero sempre maggiore di eccellenze; tuttavia, accanto a prodotti certificati e di alta qualità, al supermercato possiamo venire ingannati da bottiglie che promettono un prodotto eccellente e a basso costo. È, dunque, fondamentale prestare molta attenzione all’
etichetta, ossia al primo strumento a disposizione del consumatore, in grado di assicurare trasparenza, tutela e correttezza; non sempre però è facile leggerla nel modo corretto. Proviamo a darvi una mano. Innanzitutto, un buon limoncello ha bisogno di soli tre ingredienti: alcool, zucchero e scorza di limone! Diffidate dunque da chi aggiunge coloranti artificiali, antiossidanti o aromi: in casi come questi è addirittura possibile che quel distillato non abbia mai visto un limone vero in vita sua! Prestate attenzione anche ad acquistare un prodotto certificato, biologico e
Made in Italy: anche la qualità delle materie prime sono importanti e non vanno sottovalutate. Infatti, ad esempio, è molto importante che le scorze utilizzate non vengano trattate artificialmente, per evitare di assumere in modo indiretto sostanze nocive come pesticidi.
Solo a fine pasto?In fin dei conti, l’uso principale che si fa di questo nettare divino donato da Zeus in persona a noi mortali è quello di sorseggiarlo a fine pasto come liquore digestivo dopo le grandi abbuffate festive. Tuttavia, il limoncello può anche celare inaspettate potenzialità per la preparazione di aperitivi e anche di cocktail! Siete curiosi di sapere quali sono? Non vi resta che scoprirlo
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