L’
arte a volte è sinonimo di
follia. Tanti sono i pittori, gli scultori, gli scrittori o i musicisti che sono stati sospettati di essere un po’ pazzi. Celebri sono gli esempi di Van Gogh che si tagliò l’orecchio, o di Salvador Dalì che parlava di sé in terza persona, come se fosse estraneo a sé stesso. Perché stiamo parlando di questo? Beh, noi di Palati a Spasso amiamo l’arte, e recentemente ne abbiamo scoperta diversa che ha a che fare in qualche modo, in maniera più che altro simbolica, con l’enogastronomia, come ad esempio quella dell’artista belga
Wim Delvoye che, appunto, alcuni hanno chiamato pazzo. Ma non noi!
L’opera e il suinoWim Delvoye è un artista che ha stupito in molti suoi lavori, provocando dibattiti anche accesi. Negli anni ’90 ha iniziato a sperimentare l’arte del
tatuaggio: ma non sulla pelle umana, bensì su quella dei
maiali. Inizialmente tatuò maiali morti poi, presa dimestichezza, anche gli animali vivi. Inutile dire che questa pratica non ha accolto il consenso di tutti, specie degli animalisti. Di fronte a crescenti critiche, divieti e proteste, Delvoye ha acquistato una fattoria in Cina dove poter agire liberamente, grazie alle leggi di questo paese in materia di diritto degli animali – praticamente inesistenti. Nei pressi di Pechino ha fondato la sua
Art Farm dove, con l’aiuto di esperti che si occupavano di assicurare cure adeguate agli animali, ha continuato ad esprimere la sua arte tatuando, su un gran numero di suini, delle icone famose come il marchio di Luis Vuitton o personaggi dei film di animazione Disney.
L’intento di Delvoye non è solo quello di stupire il proprio pubblico, ma anche di far riflettere: imprimendo sui suini un
marchio riconoscibile, l’artista ha messo in evidenza in maniera molto forte una serie di rapporti distorti e sproporzionati che nella società contemporanea viviamo come fossero naturali, come ad esempio quelli che esistono tra merci e esseri viventi, tra uso e valore, tra notorietà e qualità... Oggi l’artista si esprime con altri mezzi, e ha dichiarato che, nonostante abbia cessato tale esperienza, non si pente di nulla.
Foto di @Wim DelvoyeL’opera e il processoQualche anno dopo l’esperienza dell’Art Farm, Wim Delvoye ha ideato un apparecchio in grado di unire, a suo dire, arte e scienza. Il nome della macchina è
Cloaca. Si tratta di un macchinario in grado di simulare il processo digestivo, con tanto di produzione di feci finali, le quali sono messe in vendita sottovuoto. La prima versione è stata installata presso il Museo d’Arte Contemporanea di Anversa e dopo il suo grande successo sono state prodotte molte altre varianti; ognuna di esse viene accostata a un noto marchio di fabbrica, come ad esempio Coca Cola o Mastro Lindo. L’obiettivo evidente è quello di mettere in parallelo il nostro apparato digerente e la produzione industriale e come entrambi, alla fine del processo, producano delle scorie.
Foto di @Wim DelvoyeL’opera e l’esteticaWim Delvoye non finisce di sorprenderci. Recentemente ha realizzato una miriade di, come li definisce lui stesso,
Marble Floors, ovvero pavimenti in marmo. Sono però superfici fatte con un marmo molto speciale: sono infatti composto da vari
salumi, come salame, mortadella e coppa. Sul sito web dell’artista, dove si possono ammirare tutte le sue opere, è possibile anche consultare molte foto che ritraggono le decine di pavimenti commestibili, dall’aspetto veramente affascinante. Il risultato estetico è infatti molto interessante: i pavimenti hanno riflessi rosati e rossastri, disegni ricchi e variegati, e ricordano i mosaici antichi realizzati con grande cura e precisione per la cura nell’esecuzione e per l’attenzione al dettaglio.
Quest’opera è giunta fino in Italia: presso la chiesa sconsacrata di Montalcino, in provincia di Siena, l’artista ha allestito una mostra temporanea, in cui accanto a reperti risalenti al medioevo, è stato installato il provocatorio e gustosissimo Marble Floor.
L’artista dona molti spunti di
riflessione su temi attuali, legati alla produzione industriale di alimenti, all’omologazione dei comportamenti... E voi, avete già ordinato il vostro Marble Floor? Chissà, magari è personalizzabile e potete richiedere un pregiato lardo di Colonnata, invece che semplici fette di salame!