“Non ho mirato alla vana gloria di comparire autore, ma unicamente a procurare un onesto passatempo a’ miei amici dilettanti di Gastronomia.”
Il libro, del 1837 da un editore partenopeo, è una pietra miliare della letteratura gastronomica italiana. Segnò sia l’apice della fama del Cavalcanti, sia il raggiungimento della sua maturità di scrittore. Il volume si presenta come un esaustivo compendio di 600 ricette della cucina napoletana più autentica e 100 menù (da dividere equamente 25 per stagione).
Il linguaggio scelto dall’autore è semplice e quasi minimalista: l’obiettivo del Cavalcanti è quello di raggiungere quante più persone possibile. Il suo intento, definibile scolastico, è quello di insegnare e divulgare ad un’ampia fetta di pubblico.
Le ricette e i menù ricalcano dunque la
stagionalità, con grande ricchezza di contenuti, e anche per questo lo apprezziamo. Viene descritto, in maniera scrupolosa, tutto quanto un mese ha da offrire: prezzi degli ingredienti, scelta delle materie prima di stagione, “ricette del risparmio”.
La cucina teorico-pratica è un’istantanea attraverso la quale Ippolito Cavalcanti riuscì a immortalare e riportare su carta una fedele panoramica della gastronomia napoletana dell’epoca, in grado di influenzare ricettari e ricette moderni.
Aggiornamento: rileggendo il testo, così ricco e interessante, abbiamo finito col scrivere un articolo di approfondimento sull’opera del Cavalcanti. Se siete interessati,
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