“La cucina, la più gaia delle arti
e insieme la più piacevole delle scienze.
Un campo assai più modesto degli altri,
ma di grande utilità pratica.”
Ada Boni
Abbiamo già parlato di lei nell’articolo sulla
carbonara, ma una donna così importante per la cucina italiana meritava uno spazio tutto suo. Perché c’è molto da dire su Ada Giaquinto (in Boni): cuoca, giornalista e molto altro, famosa soprattutto in quanto autrice del famosissimo
Talismano della felicità, il manuale di cucina “dedicato alle spose” che si trova ancora oggi in vendita e pubblicato a partire dal 1925. Scopriamo di più.
Chi era Ada Boni?Ada nasce a Roma nel 1891, nella casa paterna di via Ripetta. Una donna minuta, dolce, e una grande appassionata di cucina. Fin da bambina, infatti, si interessa all’arte culinaria. Fu probabilmente influenzata dallo zio paterno, Adolfo Giaquinto, autore di famosi ricettari e fondatore della rivista
Il messaggero della cucina dedicata alla cultura culinaria: la rivista fu terreno di dibattiti tra i maggiori esperti e i più famosi professionisti della cucina dell’epoca. Già a dieci anni Ada crea la prima ricetta che dedicherà al papà Alfredo. Si sposa giovanissima con Enrico Boni, scultore e scrittore, discendente di una ricca famiglia di orafi romani. Su suggerimento del marito, che con lei condivide la passione per la cucina, fonda nel febbraio del 1915 la rivista
Preziosa, diventandone proprietaria e direttrice. Una rivista rivolta soprattutto alle signore della borghesia: moderna, ricca di indicazioni, spunti e consigli di
economia domestica, utili per poter “dirigere personalmente” la casa senza affidarsi alle persone di servizio. L’invito, rivolto alle lettrici, era di dedicarsi alla cucina e alle cure della casa, presentato come un impegno divertente e gratificante, anche se presto divenne una necessità persino per gli strati sociali elevati a causa della guerra. Una visione del mondo molto distante da quella contemporanea, ma che in comune con i nostri tempi ha ancora molte cose, come ad esempio l’interesse per la poesia e per le ricette di cucina. Il mensile prevedeva, infatti, dei concorsi per le migliori ricette, e la ricetta vincitrice veniva pubblicata sulla rivista insieme alla foto di chi l’aveva realizzata. L’ultimo numero di Preziosa venne pubblicato nel dicembre 1959.
Ada e la sua rivista ottennero un successo enorme, e ciò la spinse a fondare anche una scuola di cucina per le amiche dell’aristocrazia romana, a curare una serie di conversazioni radiofoniche settimanali e a scrivere libri di cucina. Nel 1925 venne pubblicato, sotto le Edizioni della Rivista Preziosa,
Il Talismano della felicità, un’opera che la rese famosa anche oltreoceano. Nel 1929 è la volta de
La Cucina Romana, Contributo allo studio e alla documentazione del folklore romano, un’opera molto interessante perché raccoglie le ricette della
tradizione culinaria romana, con particolare attenzione a quei piatti di cui si stava perdendo il ricordo. Nel 1949 Ada pubblica Prime esperienze di una piccola cuoca. Verso la fine degli anni Cinquanta iniziò a collaborare anche con la rivista Arianna (Mondadori), curandone la rubrica “Il talismano di Arianna”, con un evidente richiamo nel titolo al suo famoso ricettario. Nella stessa rivista, pubblicò a puntate la sua Cucina Regionale Italiana, successivamente riunita in volume apparso qualche anno dopo la sua morte avvenuta a Roma nel 1973.
Il Talismano della felicitàPensato per le lettrici di
Preziosa, il
Talismano della felicità non è un semplice ricettario, ma un vero e proprio
trattato dell’arte culinaria. Il titolo deriva dal fatto che Ada Boni era convinta che la felicità di una famiglia nascesse intorno alla tavola – e molti ancora oggi si troveranno d’accordo. Per questo nel suo libro dispensa numerosi consigli prima ancora di indicare ingredienti e modalità di preparazione. Questi suggerimenti si trovano un po’ in tutto il testo, ma in particolare nella premessa di ogni capitolo. Così prima ancora di riportare le ricette, nel libro leggiamo idee sui recipienti da utilizzare, sulla preparazione degli alimenti e delle materie prime, sulla chiarificazione del burro e sulla pastella; e ancora consigli sulla preparazione delle confetture e sui sistemi per evitare le fermentazioni. Insomma, non solo un libro ricco di ricette e segreti di cucina, ma un manuale molto puntuale su questioni che ancora oggi sono fondamentali (come ad esempio le materie prime) che per questo è divenuto un punto di riferimento anche per la prima formazione di numerosi
Chef stellati.
È interessante notare come nella prefazione della prima edizione, il marito Enrico definiva Pellegrino Artusi incompetente e poco pratico: tale inusuale e controcorrente posizione fu ripresa anche nel testo di alcune ricette. L’introduzione, inoltre, intitolata
Elogio della cucina italiana, può essere considerata un’orgogliosa rivendicazione dell’italianità, di cui vale la pena riportare alcune righe:
«
In Italia si deve cucinare da per tutto all’italiana e ci si deve adoperare a far conoscere questo nostro patrimonio agli Italiani prima, e poi agli stranieri. E soprattutto non esitiamo a scrivere in Italiano le liste delle vivande. Questa della terminologia gastronomica è un’altra questione non priva di importanza. La nostra lingua così ricca di vocaboli può ben piegarsi ad esprimere la più complicata lista di cibi senza ricorrere per aiuto ad alcun’altra lingua».
Un appassionato manifesto sui fondamentali delle nostre tradizioni ancora attuale. Il libro ebbe così tanto successo che fu tradotto in inglese e spagnolo e spopolò anche in America. Ancora oggi se ne pubblicano ristampe, a volte arricchite. Un’opera che noi di Palati a Spasso teniamo in bella mostra nella
nostra biblioteca e che ha svolto una funzione di divulgazione ed educazione culinaria per generazioni, e che è stato un testo usato nelle scuole per decenni.